Paris Photo celebra la fotografia documentaria
Parigi. Uno scatto di Lise Sarfati fa da portavoce alla nuova edizione di Paris Photo dedicata quest’anno alla fotografia documentaria. «Ancora più degli anni passati si registra tra i fotografi la tendenza a prendere posizioni politiche e documentariste, talvolta reinterpretandole», ha sottolineato Florence Bourgeois, direttrice della rassegna. Lo scatto «tra realtà e finzione» della fotografa algerina (nata a Oran nel 1958) è tratto dalla serie «Oh man» del 2012-13 (esposta dalla galleria Particulière-Foucher Biousse, Parigi) e mette in scena un uomo solo nelle strade deserte di Los Angeles. Secondo gli organizzatori della rassegna esso «rappresenta bene la lenta mutazione che integra il documentario a una meticolosa scenografia, ricordando i lavori di artisti contemporanei come Jeff Wall». La 21ma edizione della fiera internazionale della fotografia d’arte si tiene dal 9 al 12 novembre al Grand Palais. I numeri di quest’anno: 190 sono gli espositori (di cui 48 presenti per la prima volta), 160 le gallerie e 30 gli editori, per 30 Paesi rappresentati. Tra le gallerie della sezione principale figurano alcune italiane: Galleria Continua di San Gimignano, Paci di Brescia, Photo&Contemporary di Torino, Lia Rumma di Milano e Louise Alexander di Porto Cervo, le ultime due alla prima partecipazione. Nella lista degli editori Damiani di Bologna e Contrasto di Roma. Le installazioni e le opere sensoriali e di grande formato della sezione «Prismes» occupano il Salon d’Honneur del Grand Palais. In questo spazio una mostra è dedicata al reporter di guerra Gilles Caron, ucciso in Cambogia nel 1970. Per la prima volta Paris Photo propone anche una sezione «Film/Video». In programma, il 10 novembre, in collaborazione con le gallerie Lia Rumma e Caroline Smulders (Parigi), viene proiettato il film «VB62» realizzato nel 2008 da Vanessa Beecroft nella Chiesa dello Spasimo a Palermo. La rassegna presenta 29 mostre personali. Per citarne qualcuna, alla galleria Danziger (New York) si può vedere l’intensa «Carnival Strippers» di Susan Meiselas, una serie che la fotografa americana ha realizzato tra il 1972 e il 1975 tra le ballerine di striptease. Da Grimm (Amsterdam) è invece esposto «Imperial Courts», un lavoro sulle gang di Los Angeles che l’olandese Dana Lixenberg ha seguito per più di 20 anni. La Paci allestisce gli ultimi lavori dell’olandese Teun Hocks, esponente della fotopittura surrealista, mentre Louise Alexander propone la street photography in bianco e nero di Guy Bourdin, più noto come fotografo di moda. Chi volesse può fare la visita attraverso gli occhi di Karl Lagerfeld: il direttore artistico di Chanel, fotografo dal 1982, è stato infatti invitato a pensare e segnalare un percorso personale tra gli stand e le loro migliaia di opere. ...